venerdì 5 febbraio 2010

Avatar


Adesso mi sembra questa la realtà, e il mondo reale la fantasia.

Quando al marines Jake Sully (Sam Worthington) viene proposto di sostituire il fratello gemello morto per una missione sul pianeta Pandora, non ha molta scelta ed è obbligato ad accettare. Costretto su una sedia a rotelle, questa che gli viene affidata, è l’unica missione che può compiere: esplorare il pianeta attraverso l’uso di un avatar.
Pandora è un mondo primordiale, formato soprattutto da grandi foreste e popolato da animali alieni e il popolo dei Na’vi: alti tre metri, ricoperti da una pelle striata blu che vivono in un rapporto empatico con la natura, rispettando l’equilibrio di questa. L’atmosfera del pianeta è tossica per gli umani, e questi non possono muoversi per Pandora se non con maschere filtranti; proprio per questo vengono creati, da un gruppo di scienziati capitanati dalla dottoressa Augustine (Sigourney Weaver), gli avatar unendo dna alieno con quello umano e realizzando così umanoidi simili ai Na’vi che possono essere comandati dagli umani attraverso un collegamento mentale.
La missione su Pandora non ha solo scopo scientifico, ma si ha soprattutto intenzione di sfruttare i giacimenti minerari del pianeta, poiché la Terra ha esaurito tutte le sue energie. È per questo che il Colonnello Quaritch chiede al marines di fargli un rapporto sulle creature Na’vi, di essere l’infiltrato per lui nel gruppo degli scienziati.
Ma quando Jake all’interno del suo avatar incontra Neytiri (Zoë Saldaña), figlia del capo dei Na’vi, e riesce a farsi accettare dall’intera tribù per imparare usi e costumi locali, accade qualcosa che lo cambierà radicalmente. Durante il suo apprendimento, riuscirà a capire a fondo il modo di vivere dei Na’vi e, allo scoppio imminente di una guerra, entrerà in conflitto con la sua missione.
Il film è stato progettato dal regista James Cameron nel 1996, ma messo da parte per la mancanza di tecnologie avanzate riguardanti la grafica computerizzata e per l’altro suo film Titanic. Avatar è ispirato all’opera letteraria fantascientifica John Carter di Marte di Edgar Rice Burroughs, aggiornato da Cameron in chiave futurista. Solo nel 2006, accortosi dei passi da gigante che aveva fatto la grafica, riprese in mano il progetto per poi finirlo quattro anni dopo, utilizzando la nuova tecnologia del Performance Capture, filmando in 3D con la con la Reality Camera System (un sistema di riprese che consiste in due cineprese digitali ad alta definizione affiancate l’una all’altra, che riprendono la stessa scena da una prospettiva leggermente diversa). Il film, inoltre è composto da un 60% di elementi virtuali creati al computer e da un restante 40% di riprese live-action.
Il film è senza dubbio innovativo e sensazionale per quanto riguarda l’avvento del 3D, gli elementi grafici e la prospettiva di un nuovo metodo per fare cinema e per vedere un film. Le scenografie e la fotografia sono spettacolari, tutta Pandora è un mondo immaginario che lascia senza fiato. Ma la storia in se non è nulla di nuovo. La trama è tra le più classiche, quelle che abbiamo già visto molte volte nei film western dei cowboy contro gli indiani, o nella stessa storia di Pochaontas. Tecnologia contro natura, scene di battaglia simili le abbiamo già incontrate nello stesso Star Wars, e addirittura “uomini blu” che difendono il proprio territorio dai colonizzatori si possono ritrovare anche in King Arthur e Braveheart (il discorso d’incoraggiamento recitato da Worthington al popolo Na’vi ricorda molto quello di Mel Gibson agli scozzesi). Avatar pare un mix, probabilmente apprezzato, di scene trame e personaggi di film e storie che noi tutti conosciamo; molto spettacolare, ma un po’ si perde nel già visto.
Lo spettatore viene affascinato da luci e colori, sedotto a strati che diventano sempre più ingombranti, c’è sempre qualcosa di nuovo che salta fuori nella pellicola, quasi ti stordisce. Il tempo del silenzio, della riflessione, mancano; e forse per un film che vuole parlare di ecologia e che vuol far riflettere sulla natura c’è un po’ troppo chiasso nel far arrivare questo messaggio. Mi è sembrato più bravo quel robottino della Pixar che si era presentato qualche anno fa, non parlava nemmeno, ma nel suo silenzio aveva detto molte più cose di questi alieni blu.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io non ho visto il film, per cui non dovrei neanche commentare, ma temo che l'intento del film fosse quello di "stupire" con grandi effetti speciali, non tanto quello di avere una morale *mumble*

Giulia ha detto...

sicuramente ci hanno stupito con effetti speciali! :P Però leggevo le dichiarazioni di Cameron sul fatto che questo film doveva far riflettere per l'appunto sull'importanza della natura e su come noi la stiamo distruggendo, i Na'vi sono all'opposto dato che la rispettano.. ma questo messaggio s'è proprio perso per strada a mio avviso!

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