giovedì 21 gennaio 2010

Make It or Break It



Quando Emily Kmetko (Chelsea Hobbs) viene ingaggiata nella rinomata palestra agonistica del Colorado, sconvolge gli equilibri delle tre migliori ginnaste della The Rock (la palestra). Payson Keller (Ayla Kell), Kayle Cruz (Josie Loren) e Lauren Tanner (Cassie Scerbo), amiche da sempre, si ritroveranno a fronteggiare l’entrata di un’altra atleta di eccezionale livello alla pari con loro, dietro la quale vi è però una timida e semplice ragazza che si tiene alla larga dalle competizioni interne; ma con grande competizione agonistica per quanto riguarda l’uso delle parallele, la trave e il corpo libero. L’accoglienza per Emily non sarà delle migliori, soprattutto a causa di Lauren che, intimidita dalla bravura della nuova arrivata e per paura di non finire sul podio, tenterà in tutti i modi di rendere davvero difficile l’arrivo della nuova venuta. In più l’allenatore Marty Walsh (Erik Palladino) imporrà nuove e dure regole da seguire, ma Emily non è una ragazza che si da per vinta e con forza e tenacia riuscirà a guadagnare un posto che porterà a cambiamenti all’interno del gruppo.
La serie è una delle poche che si dedica quasi completamente ad uno sport, e in questo caso al mondo della Ginnastica, tra allenamenti estenuanti, situazioni snervanti e una medaglia d’oro olimpica da vincere, le ragazze dovranno far fronte anche alle classiche problematiche di ogni teenager riguardanti amicizie, amori e rapporto con i genitori. Ognuna delle atlete affronterà ogni situazione in modo diverso, con reazioni diverse e a volte non sempre scegliendo la strada più corretta e giusta.
Allenamenti, sogni, sentimenti e paure s’intrecciano tra amicizia e rivalità agonistica. Prodotta da Paul Stupin, autore a suo tempo di Dawson’s Creek, la serie inizialmente era stata concepita come una midseason estiva di dieci episodi, ma grazie al successo avuto è stata prolungata. La vera protagonista di questa serie è la ginnastica artistica, per lei si fanno sacrifici, sudore, si sputa sangue; per una vera passione si soffre per una sconfitta o un dolore fisico, senza mai mollare, senza mai abbandonare lo spirito competitivo con cui ogni sportivo deve fronteggiarsi. Loro, le altre protagoniste, sono quattro teenager: Emily, la new entry introversa e coscienziosa, con meno esperienza rispetto alle altre, ma tenace e con un’innata dote di ginnasta; Lauren, capricciosa e viziata, abituata ad ottenere sempre tutto a causa anche del padre che la asseconda in tutto; Kayle, la meno ambiziosa, figlia di talenti sportivi e musicali, viene spinta sempre a dare il massimo ma è desiderosa di avere una vita come tutte le ragazze della sua età; Payson, la più forte tra tutte, diligente e seria, vivendo per lo sport e dando tutta se stessa alla ginnastica. Vere professioniste che sanno perseguire i propri obbiettivi, anche quando la strada diventa difficile e la meta appare troppo lontano.
La trama, insieme allo sport, incantano e tengono lo spettatore incollato davanti allo schermo a seguire le vicende di queste piccole donne, così forti da saper affrontare ogni sfida con la giusta carica, amiche ma sempre in competizione tra loro, nella vita come nello sport, così decise e caparbie all’interno della palestra, quanto fragili con i sentimenti e la vita di tutti i giorni.


Fringe

How come ehwn nobody knows and it doesn't make sense, they come to us? / Com'è che quando succede qualcosa di cui nessuno sa niente e che non ha alcun senso, vengono sempre da noi?

L’agente dell’FBI Olivia Dunham (Anna Torv) si trova ad investigare ad un caso davvero strano e particolare, il volo internazionale 627 atterra con tutti i passeggeri ed equipaggio morti. Questo caso sarà il primo di molti casi chiamati “fringe science”, dove scienza e paranormale si fondono. Per riuscire a risolvere questi casi dovrà ricorrere all’aiuto del dottor Walter Bishop (John Noble), un’esperto del settore rinchiuso in un manicomio da oltre 17 anni. Unica possibilità per l’agente Dunham di far uscire il dottor Bishop è avere l’autorizzazione del figlio, Peter (Joshua Jackson), il quale ha rotto ogni contatto con il padre.

Insieme al collega Charlie Francis (Kirk Acevedo) e all’agente Phillip Broyles (Lance Reddick), capo di Olivia, i tre inizieranno a capire che c’è molto di più in questo apparente atto terroristico; ma anzi, questo è solo un tassello di un progetto molto più grande.

I tre protagonisti vivono ogni caso in maniera differente l’uno dall’altro. Hanno punti di vista totalmente diversi, se non quasi opposti .

Il dottor Bishop dopo esser stato rinchiuso per 17 anni, a causa di un incidente nel suo laboratorio di parascienza, è diventato instabile non ricorda molte cose. Come ad esempio il nome di Astrid Farnsworth (Jasika Nicole), agente dell’FBI, che si ritrova a ricoprire quasi il ruolo dell’assistente per Walter. È considerato un Einstein dei giorni nostri, sempre entusiasta di ogni nuovo caso, poiché lo riporta ai vecchi tempi nei quali eseguiva esperimenti di parascienza, fisica quantistica, ingegneria genetica ed esperimenti segreti per il governo americano. Inoltre, condivideva il laboratorio con William Bell, fondatore della Massive Dynamic, una multinazionale tra le maggiori, e tra i vari campi anche in fatto di scienza e progresso.

Di Olivia, invece, scopriamo fin dai primi minuti che ha una relazione segreta con il collega John Scott (Mark Valley), il quale però le riserverà diverse sorprese nel corso degli episodi e non tutte piacevoli. Per questo, inizialmente, sarà ancora più motivata a saperne di più, a scoprire chi in realtà c’è dietro a tutto questo. Ritrovandosi molto spesso a fare i conti con la Massive Dynamic e la sua referente Nina Sharp (Blair Brown).

Infine, Peter è il più scontento di ritrovarsi in questa situazione. Non ha rapporti con il padre da anni, la madre muore quando lui ancora è giovane e inoltre ha sempre vissuto una vita all’insegna dell’illegalità. Come il padre, ha un quoziente intellettivo al di sopra della media, ma è spesso scettico per quanto riguarda il paranormale e soprattutto nei confronti di suo padre.

J.J. Abrams dopo successi come Lost e Alias, si avvicina sempre di più al paranormale e a fatti inspiegabili. Insieme a Roberto Orci e Alex Kurtzman, crea il suo X-Files, lasciando ad ogni puntata il telespettatore con il fiato sospeso e con qualche interrogativo in più, fino al gran finale.

È appena finita la prima stagione negli U.S.A. ed è già stata confermata una seconda stagione, in vista per settembre. Se si riescono a superare i primi episodio, escludendo il pilot, i quali risultano forse un po’ noiosi e rivelano poca attinenza tra loro, si potrà scoprire una serie piena colpi di scena. Preparandosi per vedere fino a dove si può spingere la scienza del paranormale, ma soprattutto ascoltare le massime di Walter Bishop.


Sito ufficiale di Fringe (Fox)

Marley & Me




Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati, un bastone marcio per lui è sufficente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido, se gli dai il tuo cuore lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone ti fanno sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire straordinario?


Prendi una storia qualunque, di un uomo qualunque che decide di prendere un cane. in realtà non sa che gli spetta, non hanno la minima idea Jenny e John di cosa dovranno affrontare. E non mi riferisco solo ai disastri che un cucciolo può creare in casa, al difficile percorso che spetta al padrone nell'educare un cane; ma parlo soprattutto dell'amore e della devozione che questa creatura avrà per tutta la vita nei confronti della sua famiglia.

John Grogan (Owen Wilson) e sua moglie Jenny (Jennifer Aniston), appena sposati, decidono di trasferirsi in Florida. Sono giovani, entrambi giornalisti di due testate diverse e con una vita piena davanti a loro: tra i loro progetti c'è quello di prendere casa e mettere su famiglia. John spaventato dall'idea di avere figli troppo presto, sotto suggerimento del suo amico e collega Sebastian (Eric Dane) ,compra per il compleanno di Jenny un cucciolo di labrador. Inizia così l'avventura con Marley, è lui il vero protagonista (lo si nota anche nello stesso titolo del film) che primeggia tra gli attori con buffe mosse da cucciolo, disastrosi giochi e fughe per prati dei vicini o per la spiaggia, a volte portandosi dietro anche il tavolino di un locale. Ma tutto il terremoto che porta Marley ai Grogan è pieno di allegria e vivacità e presto non ne potranno più fare a meno, nonostante le dure prove a cui saranno sottoposti. Marley li accompagnerà attraverso le crisi, i litigi, tre figli e il lavoro che non è mai come lo si aspetta; sempre con quel suo fare giocherellone e da "cane peggiore del mondo". Marley con la sua semplicità di cane insegnerà a John e Jenny che la vita non è mai come la programmi, lui cane indisciplinato che non ubbidisce quasi mai, ma proprio per questo la vita riserverà delle sorprese e sarà ancora più bella.

Tratto dal Best Seller del giornalista John Grogan, e portato sullo schermo da David Frankel, racconta l'amicizia tra un uomo e un cane, dove chi possiede o ha avuto un cane non potrà fare a meno di rivedersi. Il film è una storia molto semplice e forse proprio questo è il suo punto di forza, la storia di una vita. Di quanto un animale può entrarti nel cuore ed essere parte integrante della tua famiglia, non ha importanza se ha una coda e cammina a quattro zampe. Non ha nemmeno importanza se morde il divano, distrugge più o meno tutto ciò che gli capita a tiro, o se al guinzaglio non vuole tenere il passo. Ciò che conta qui, ciò di cui si parla sono i sentimenti. Di quanto Marley sia speciale per John e soprattutto di quanto Marley faccia sentire speciale John, perchè nessun cane è "un cane normale", ognuno di noi ha il suo Marley.

Sito ufficiale del film.it

007 Casinò Royale



"Scusate, quest'ultima mano stava per uccidermi.."


Solitamente non voglio mai andare troppo sul personale, ma per questo film dovrò fare una premessa poiché ammetto di essere di parte. Prima di tutto c’è da dire che non sono mai stata appassionata dei film di 007, ma questo mi ha preso. La motivazione per cui il film mi è piaciuto penso sia data, in gran parte, dal fatto che ho fatto la comparsa in alcune delle riprese fatte a Venezia. Ho visto gli attori, i retroscena, i vari ciak e le scene poi tagliate. Ho sudato per questo film, per cui forse sì lo apprezzo ancora di più.

Il film è tratto dal primo romanzo di Ian Flemig, qui il nostro famoso agente con la licenza di uccidere acquisisce il suo doppio zero e diventa per l’appunto 007. James Bond (Daniel Craig) è alle prime armi, la trama si sposta dal Madagascar dove possiamo assistere ad un inseguimento in puro stile parkour, per spostarsi alle Bahamas dove l’agente sedurrà l’avvenente moglie di un criminale per avere le informazioni e sventare un attentato. Bond viene inviato a Montenegro, al Casinò Royale, dove vi sarà una tesissima partita a poker organizzata da La Chiffre (Mads Mikkelsen), organizzatore degli attentati; e dove, soprattutto, sarà accompagnato dalla bellissima e impenetrabile Vesper Lynd (Eva Green). Infine il protagonista si sposterà a Venezia, città dell’amore, dove egli decide di rinunciare al suo lavoro per Vesper Lynd di cui si è innamorato. Ma i colpi di scena non sono finiti e nella bellissima città sull’acqua dovrà fare una scelta.
Nonostante Daniel Craig assomigli fisicamente molto di più all’antagonista naturale di James Bond, il russo tagliente e letale, la sua recitazione è veramente buona, egli indaga negli aspetti di inglese gentil’uomo; ma ancora non è il fascinoso James Bond che si conosce, è ancora rude e inesperto. Questa è la sua prima volta.
Non si può non citare la canzone di Chris Cornell che fa da colonna sonora a questo film, e le silhouette iniziali dei vari personaggi accompagnate da picche, cuori, quadri e fiori in vero stile Casinò Royale.

Ocean's Thirteen


Ultimo appuntamento, a detta degli attori, con la banda più cool del cinema. Ovvero dei tredici, in questo caso, di Danny Ocean (George Clooney). Nell’ultimo episodio li avevamo trovati a fare un colpo in Italia, in quell’occasione anche Tess (Julia Roberts), moglie di Danny, entrava a farne parte. In questo film però non c’è traccia. Si torna alla sfavillante Las Vegas del primo film, con i suoi casinò tintinnanti di soldi e con un nuovo nemico da battere.

Perché se nel primo film la rapina era lo stratagemma per riconquistare la moglie, nel secondo è una sfida, in questa terza pellicola il colpo è per vendetta. Far parte dei tredici di Ocean vuol dire far parte di una grande famiglia, e se qualcuno fa un torto ad un membro del gruppo è come se facesse un torto a tutto il gruppo. Ecco allora che si parte alla carica con un nuovo piano, perché lo stesso colpo non si ripete due volte, un nuovo casinò e un nuovo alleato tra le truppe.

Reuben, eclettico e stravagante, è stato colpito da infarto ed è in uno stato vegetativo a letto, la causa è il tradimento da parte di Willy Bank (Al Pacino) nella costruzione di un nuovo superlussuoso casinò, dal quale si aspetta il premio cinque diamanti. Spetta a Danny, Rusty (Brad Pitt), Linus (Matt Damon) e a tutta la compagnia rimettere in sesto Reuben e far capire a Willy Bank con chi ha a che fare, grazie anche all’aiuto di una vecchia conoscenza come Terry Benedict (Andy Garcia).

Unica donna, che affianca Al Pacino, è Ellen Barkin pronta a farsi sedurre dal giovane Linus, del quale finalmente vedremo il famoso padre. Inoltre incontriamo anche un’altra vecchia conoscenza che ci ha seguito dall’Europa, ovvero Francois Toulour (Vincent Cassel), il quale tenterà ancora una volta di mettere i bastoni tra le ruote.

Il tutto è condito da battute divertenti, ritmi giusti, l’autoironia la fa da padrona e, non bisogna dimenticare, una musica veramente molto azzeccata nel contesto. Il vero gioco è il divertimento del gruppo che coinvolge pienamente il pubblico.


Sito Ufficiale degli Ocean's Thirteen

300


Siamo a Sparta: città di guerrieri, dove fin da piccoli i bambini vengono educati alla lotta e alla battaglia, dove le donne sono combattenti e dove nessuno teme i nemici. L'anno è il 480 a.C. quando un gruppo di messaggeri persiani si presenta da re Leonida chiedendogli di sottomettere la città all'avanzata del grande dio-re Serse.
Inizia qui la famosa battaglia delle Termopili: re Leonida, contro il volere e l'ammonizione dell'oracolo, raduna 300 dei suoi migliori guerrieri e, armati di scudo e lancia, partono pronti a difendere la loro terra dall'avanzata del più grande esercito messo al mondo fino a quel momento. Alle Termopili in una stretta gola la battaglia si fa sanguinolenta e l'abilità spartana mette in crisi un esercito formato da mostri, gigantesche creature e maschere assassine. Il valore dei 300 e il loro sacrificio spingerà poi tutta la Grecia a contrastare l'invasione persiana.
Il film è tratto dall'omonima graphic novel di Frank Miller, che ha collaborato con il regista Zack Snyder nella realizzazione del film. Le scene di lotta, dove uomini mezzi nudi e straordinariamente tonici si muovono quasi come in una danza tribale di guerra, sono il punto centrale del film; e con l'aggiunta delle slow motion e della tecnica del bullet time, lo spettatore si appassiona maggiormente a ciò che sta guardando. Le scene macabre e i combattimenti cruenti trovano riscontro nei toni cupi, il tutto è avvolto in un perenne color seppia che ci ricorda per l'appunto i fumetti, come gli schizzi di sangue che sembrano disegnati a mano.


Profumo, storia di un assassino - Perfume: The Story of a Murderer


Ogni profumo racchiude tre accordi. L'accordo di testa, di cuore e infine di base.


Ci troviamo nella Parigi del XVIII secolo, capitale d’Europa e come si dice nella storia anche capitale degli odori, perché è di questo che la storia tratta: del genio degli odori, dell’uomo che aveva un talento naturale per sentir più odori di tutti gli altri e poi di ricrearli in boccette da profumiere. Sto parlando del misterioso Jean-Baptiste Grenouille (Ben Whishaw), che da bambino trovava poco esauriente il parlato poiché al mondo esistevano un’infinità di odori a cui non riusciva a dare un nome.

Senza una madre (che muore per averlo partorito e subito abbandonato) e un padre a fargli da guida, Grenouille cresce senza riferimenti in un orfanotrofio sovraffollato dove poi sarà venduto ad un conciatore di pelli. Qui sotto il duro e faticoso lavoro per un ragazzino della sua età, ma anche per un uomo adulto, sentirà per la prima volta il profumo più buono del mondo e dopo averlo scoperto farà di tutto per diventare profumiere e poterlo ricreare. Perché l’unica traccia da seguire è quella dettata dal suo naso, dall’olfatto e dagli odori che egli ritrova.

Un grande cast ad affiancare il protagonista, per citare due nomi Dustin Hoffman nei panni per profumiere Baldini e Alan Rickman celebre nella sua interpretazione. Pochi i dialoghi, la trama si svolge seguendo il naso di Grenouille che ci porta a vedere ciò che lui sente.

Buone notizie per chi ha letto il libro di Süskind, poiché guardando il film avrete la sensazione di leggere le pagine scritte dall’autore.

Un'Ottima Annata - A Good Year



Max Skinner (Russel Crowe) è un impegnatissimo uomo d'affari della City che all'apice della sua carriera, nel pieno del successo, riceve una notizia che lo porterà a tornare bambino. L'amato zio Henry è morto e Max è l'unico parente prossimo, così prenderà un aereo e volerà in Provenza. Tornando in quei luoghi d'infazia, affiorano in lui tanti ricordi con il tempo dimenticati. Le lezioni di vita del vecchio zio Henry tornano alla mente guardando qua e là i luoghi da lui vissuti. Incontra nuovamente le figure del passato e ne conosce di nuove, prima fra tutte la figlia illegittima di Henry, venuta in Provenza per cercare le sue radici.
Di certo è un film piacevole da vedere in una serata in cui non si ha nulla da fare. Ottimi i paesaggi con le verdi colline e i vigneti della provenza, molto bella la fotografia e i colori del film. La luce e le atmosfere noir fanno pensare di entrare in un altra epoca, rispetto al grigiore della frenetica City londinese. Ma della storia, ahimè, c'è molto poco da dire, particolarmente scontata e prevedibile. Nessun colpo di scena che qualcuno si può aspettare, nessun evento che ti rapisca particolarmente. I dialoghi sono pacati e lenti e alla fine il film non lascia nessuna sensazione, nessun punto di discussione.
I personaggi sono mossi dall'amore: per una donna, il vino, la famiglia o i soldi. Il cinico broker si lascia "trasformare" dalla bella provenzale per diventare vignaiolo, lasciando i vestiti scuri per indossare camice beige e pantaloni trascurati, e al posto di macchine lussuose prima avviene il passaggio in una smart giallo limone e successivamente l'uso di una più ispirata motocicletta.
Abbastanza malinconica la figura del protagonista, il quale potrebbe essere un alterego del Gladiatore (Max/Massimo) il quale tocca i filari dei vigneti come il condottiero nei Campi Elisi. Questa volta, però, egli torna a casa.

Il mio grasso grosso matrimonio greco - My Big Fat Greek Wedding



Toula Portokalos (Nia Vardalos) ha trent’anni, rispetto a sua sorella Athena è bruttina, goffa, oltretutto anche single e con poche speranze di far colpo su qualcuno. Così decide di “uscire” dalla grecità che per anni l’ha tenuta in gabbia, cambiando look e trovando un lavoro (sempre in famiglia) più stimolante. Quando poi incontra Ian (John Corbett), affascinante, intelligente e benestante, non può credere di aver fatto colpo proprio su un uomo del genere. L’unico problema di Ian è che non è greco e poiché è veramente innamorato di Toula inizierà un percorso di grecizzazione per piacere alla famiglia della ragazza ed essere accettato.
Toula è combattuta, da una parte c’è l’amore per Ian, un uomo che la ama per quello che è, dall’altra c’è la famiglia, fortemente attaccata a tutte le culture e le tradizioni greche. Lo “straniero”, infatti, non avrà vita facile a causa del padre Gus, che per sua figlia vorrebbe un vero greco. Grazie soprattutto alla madre e alla vivace zia, Toula avrà delle alleate dalla sua parte. E con una serie di gag e di scene esilaranti riuscirà a far entrare in famiglia, una numerosa famiglia che non sa stare al suo posto, l’uomo che ama.
Nia Vardalos, oltre ad essere la protagonista, è anche autrice della sceneggiatura, raccontando che ha descritto episodi veri della sua famiglia. Tutto ruota attorno a questo matrimonio, che la bizzarra e assurda famiglia di Toula organizza in vero stile greco: con la cerimonia nel tempio ortodosso, con la festa nel salone Il tempio di Afrodite, con numerosissimi invitati e con cibo, canti e balli puramente greci.
Una commedia romantica e divertente, dove ci inoltriamo nella comunità greca con i suoi pregi e i suoi divertentissimi difetti.

Borat: studio culturale sull'America a beneficio della gloriosa nazione del Kazakistan - Borat: Cultural Learnings of America for Make Benefit Gloriou


E sia che deve essere una presa per il culo degli Stati Uniti. E sia che non risparmia ne lusinga nessuno. Vada anche per essere un film assurdo. Ma io proprio non l'ho capito. Doveva far ridere per caso? Sì, va bene a qualche battuta ho riso anch'io, ma per la maggior parte m'ha fatto tanta tristezza. So che è voluta tutta la malignità e le sregolatezze, che il perbenismo è proprio fuori luogo eppure non ho potuto fare a meno di uscire dal cinema con un sorriso amaro.
Borat Sagdiyev è un reporter kazako che và negli Stati Uniti per girare un documentario sugli usi e i costumi della nazione, e riportarlo poi in Kazakistan. Su un carretto dei gelati gira, insieme al suo collega, per tutta l'America, con la scusa del documentario, alla ricerca di Pamela Anderson. Scoperta dal giornalista la prima sera in albergo, guardando il serial Baywatch e innamorandosi all'istante della bagnina. Durante il viaggio incontrerà varie persone e situazioni, dalle quali dovrebbe trarre un insegnamento: c'è chi gli insegnerà le buone maniere, chi a vestirsi e parlare cool, chi tenterà di spiegargli l'umorismo americano. Niente di così difficile, se non per il fatto che Borat fallirà in tutte le sue interviste, forse non riusciendo completamente ad integrarsi. E sarà lui a questo punto a lasciare il segno.
La cosa certa è che il protagonista è un persoanggio unico: irriverente, sovversivo, oltraggioso e chi più ne ha più ne metta. Borat è un'evoluzione dei personaggi di Sacha Baron Cohen apparsi nel Da Ali G Show.

Supernatural



I due fratelli Winchester non hanno avuto un’infanzia che si definirebbe tranquilla, ma grazie o a causa, dipende dai punti di vista, del padre hanno sempre armeggiato con simboli magici, coltelli e pistole.
Quando Sam (Jared Padalecki) era neonato e suo fratello Dean (Jensen Ackles) aveva quattro anni, la loro madre morì in circostanze particolarmente strane, o per meglio dire soprannaturali. Il marito quella sera trovò la moglie sul soffitto e mentre delle fiamme l’avvolgevano riuscì a salvare i due figli. Ossessionato dalla morte così misteriosa della moglie, decise di addestrare i figli nel riconoscere e soprattutto difendersi da ogni entità definita sovrannaturale. Sam però, stufo di questa vita, lasciò il padre e Dean per andare all’università e avere finalmente una vita normale.
La prima puntata inizia con Dean arrivato nell’appartamento di Sam, che divide con la sua ragazza Jessica, per informarlo che il padre è scomparso e per chiedergli il suo aiuto. Sam, inizialmente riluttante nell’aiutare il fratello alla fine accetta e parte alla ricerca del padre, con la promessa che l’avventura sarebbe durata solo un weekend, poiché il lunedì avrebbe avuto un importante appuntamento. Ma tornato a casa, Sam trova una brutta sorpresa, Jessica sul soffitto e, proprio come sua madre, viene avvolta dalle fiamme.
A questo punto Sam non ha più niente da perdere quella vita normale, tanto sognata, diventa solo una parentesi. I due partono alla ricerca del padre e di ogni evento paranormale, disposti ad attraversare anche tutti gli Stati Uniti a bordo della loro Chevy Impala del 1967.
La serie è considerata a metà tra il fantasy e l’horror, non posso non aggiungere con qualche spunto comico. È un viaggio, o meglio una ricerca del padre scomparso attraverso fantasmi, leggende, superstizioni e tutto ciò che non può essere razionale. I toni sono cupi e le atmosfere molto dark, ma il tutto viene fuso all’umorismo e le battute dei due protagonisti. Il tema investigativo dei due fratelli si può ricollegare a X-Files (di cui si può notare la citazione nella prima puntata).
Una curiosità interessante riguarda gli autori, che sono stati particolarmente attenti ai dettagli (non a quelli di montaggio dato che quando i due sono in macchina si vedono i fotomontaggi dal finestrino), infatti per dare un senso di verità alla serie si sono ispirati a vere documentazioni, vere testimonianze dei vari casi che i due fratelli incontrano in ogni puntata. Se la serie non vi aveva ancora fatto paura, ora ci ripenserei.

Sito della WarnerBros di Supernatural

Scrivimi una canzone - Music and Lyrics


“Hai mai sentito la band PoP?”
“Sì, certo. Erano famosissimi, avevano quei capelli assurdi e quei vestiti ancora più assurdi . . . Che figura tu sei uno di loro!”

Alex Fletcher (Hugh Grant) è una meteora degli anni ’80, popstar di un gruppo chiamato PoP che ormai canta solo alle sagre e alle fiere. La situazione, però inizia a diventargli un po’ stretta, ma fortunatamente proprio in quel momento gli si presenta l’occasione d’oro di tornare alla ribalta sui palcoscenici: la cantante del momento, Cora Corman (Haley Bennett), lo invita a scrivere e registrare un duetto con lei. Il problema consiste nel fatto che Alex non scrive canzoni da anni ormai e non ha mai scritto le parole delle sue canzoni. Come farà a realizzare un successo in così poco tempo? Ed è qui che entra in scena la ragazza che si occupa delle piante in casa di Alex, Sophie Fisher (Drew Barrymore), che ha una notevole abilità con le parole. Ma la giovane che è appena uscita da una relazione spiacevole con uno scrittore celebre, suo insegnante di scrittura creativa, è particolarmente restia a collaborare con qualcuno. Per di più Alex ha la fobia per i rapporti impegnativi.
Lentamente, però, cresce l’attrazione tra i due, i quali dovranno affrontare le loro paure per trovare l’amore e il successo meritato. Come musica e testo (dal titolo originale Music & Lyrics) Alex, cantante che vive nel ricordo del passato, e Sophie, privata della sua identità diventando protagonista del libro di successo; i due iniziano ad unificare i loro sforzi, provenienti da due mondi ed esperienze diverse e infine riusciranno a dar vita alla canzone Way Back Into Love, la quale li farà unire come coppia non solo lavorativa.
La commedia di Marc Lawrence si diverte a ridicolizzare i costumi e le mode degli anni ’80, con un’interpretazione unica di Hugh Grant, che ormai bisogna dirlo con quest’attore si và sul sicuro. Il videoclip dei PoP iniziale ne è la prova, ci sono tutti gli atteggiamenti e le impostazioni di quel periodo, che rendono il film divertente e spassoso dando quella nota comica che non guasta mai.
Attorno ai due protagonisti, Alex e Sophie, si muovono i personaggi secondari anche loro con una buona dose di divertimento. Il manager di Alex, la sorella di Sophie, fan sfegatata dei PoP, Cora Corman cantante della nuova generazione che traduce la spiritualità indiana in balletti sexy alla stregua di Britney Spears.
Il fascino di Alex, la melodia, si mescola con l'umorismo di Sophie, le parole. Entrambi sono artisti con diversi modi di rappresentarsi, che ad un tratto si ritrovano a condividere ogni singolo minuto per un periodo di tempo, iniziando così a conoscersi veramente.

Il Diavolo veste Prada - The Devil Wears Prada

Andrea Sachs (Anne Hathaway) è una giovane laureata con il sogno di diventare scrittrice, l’unico suo difetto è la totale mancanza di stile nell’abbigliamento. Per una serie di casualità verrà assunta come assistente di Miranda Priestly (Meryl Streep), guru assoluto della moda e direttrice di Runway. Così la trasandata Andy si ritroverà a fare un vero e proprio patto con il diavolo, che naturalmente veste Prada, poiché, nonostante l’impeccabilità di stile, Miranda saprà rendere la vita della sua nuova assistente un vero inferno.
Essendo questa l’opportunità, per la quale "milioni di ragazze sarebbero disposte ad uccidere", che potrà spalancare le porte ai sogni di Andy, e anche se inizialmente la ragazza avrà un duro scontro con quel mondo altolocato che và contro i suoi principi, passandoci sempre più tempo al suo interno non potrà che rimanerne affascinata. Incantata da scarpe di Jimmy Choos e abiti di Chanel, verrà infine travolta dal life style che impone la rivista di moda, quasi dimenticandosi del mondo all’esterno di questa e forse anche di chi è veramente Andrea Sachs.
Andy cercherà in tutto e per tutto di diventare l’assistente perfetta, modellandosi con look e vestiti appropriati e cercando in tutti i modi di compiacere l’impossibile e algida Miranda. Ma più inizierà a muoversi nello sfavillante mondo della moda, per il quale "milioni di ragazze sarebbero disposte ad uccidere", più si renderà conto che per il successo bisogna fare molti sacrifici. Il favoloso mondo di Miranda in realtà è anche un mondo di solitudine e rinunce verso gli affetti.
Il film di David Frankel è una divertente commedia che ci accompagna da ingenui, come Andy, in un modo sconosciuto e spietato racchiuso all’interno di una rivista. Diversamente dal libro, il film coglie forse la parte più superficiale della protagonista, non mostrando esattamente i suoi pensieri più profondi, ma come non si può adorare una buffa ragazza in un mondo che non le appartiene?
Fantastici sono ovviamente i vestiti e tutti gli accessori, da non dimenticare la città di New York che fa da sfondo ai pellegrinaggi che la protagonista è costretta a fare per accontentare le direttive di Miranda. Ottima è senza dubbio l’interpretazione della Streep nel ruolo della dispotica direttrice del giornale, la quale deve avere tutto sotto controllo e per quanto il personaggio possa essere impossibile e intollerabile, non si può fare a meno che sorriderle.
Il finale, completamente diverso dal libro, nota un tocco di moralità e buonismo, che fa la differenza su quel mondo spietato che conosciamo (o forse no) come moda.

Prison Break - "La fuga è solo l'inizio"


Due fratelli legati da un legame così forte che supera ogni barriera, persino quelle sicure e protette di una prigione. Se poi la prigione in questione è quella di Fox River, allora stiamo parlando senza ombra di dubbio di Lincoln Burrows (Dominic Purcell) e Michael Scofield (Wentworth Miller). Il primo, fratello maggiore, è un tipo poco responsabile, viene arrestato e accusato colpevole per l’assassinio del fratello della vice presidente, e rinchiuso nel braccio della morte, ma egli si dichiara innocente; il secondo, un promettente ingegnere, si fa arrestare durante una rapina in banca per così riuscire ad entrare nella prigione del fratello e salvarlo dalla sedia elettrica.
Tutto inizia così, con il goffo tentativo di rapina di Michael che lascia lo spettatore perplesso, ma che poi, come ogni nodo viene al pettine, designerà il piano del ragazzo, la volontà di salvare il fratello incastrato in un complotto politico. Mentre Michael lavora all’interno della prigione, grazie alla mappa di questa tatuata sul suo corpo, essendo stato egli stesso uno dei progettisti della prigione, e raccogliendo a se elementi, tra cui un assassino e un mafioso, di cui potrà servirsi ma che dovrà rendere partecipi del suo piano di fuga. All’esterno Veronica (Robin Tunnel), avvocato e ex ragazza di Lincoln, cercherà prove legali per scagionare l’accusato, ma presto si troverà ad indagare su una cospirazione più complessa di quel che sembra, che arriva fino alla Casa Bianca.
Il telefilm racconta di un piano d’evasione, dove ogni singola azione acquista un significato, ogni singolo imprevisto è un ostacolo per la corsa contro il tempo per salvare la vita a Lincoln ed uscire dalla prigione. Man mano che si seguono gli episodi, la trama s’infittisce come in un labirinto di tunnel nei quali il nostro Michael si troverà spesso a percorrere; i personaggi vengono meglio definiti, conoscendo i loro segreti e le loro inclinazioni.
Lo spettatore, ormai coinvolto, spera che il giorno della fuga arrivi presto, pur dovendo fare i conti con molti intoppi sia all’interno che all’esterno della prigione. Seguendo le vicende di Michael e Lincoln, tifando perché verità e giustizia trionfino su complotti meschini di potere, si ritrova ad essere lui il “prigioniero” del concatenarsi degli eventi e delle macchinazioni della storia. Presto si renderà conto che l’unico piano di fuga è seguire la verità, chiedendosi “Riusciranno ad evadere?”.
Il successo di questa serie negli Stati Uniti è stato istantaneo, dovuto alla bravura degli attori e soprattutto allo svolgimento della storia, e grazie a questo stanno già tramettendo la seconda serie. In Italia non è stato proprio così (colpa del palinsesto?), la prima serie è andata in onda su Italia1, in seconda serata, tra l’estate e l’autunno del 2006. Presto quindi ci si aspetta di vedere la seconda serie.


Blood Diamond


La storia si sviluppa verso la fine degli anni novanta, con lo sfondo della guerra civile in Sierra Leone. Parla di un padre Solomon Vandy (Djimon Hounsou), pescatore di Mende, che è stato portato via dalla famiglia e costretto a lavorare nelle miniere di diamanti; e di Denny Archer (Leonardo Di Caprio) ex mercenario dello Zimbawe. Storie e vite completamente diverse, ma tutt’e due gli uomini appartengono all’Africa e uno strano destino farà incrociare le loro vie a causa di un diamante rosa che avrà il potere di cambiare la vita.
Tutto inizia quando Solomon trova il diamante rosa e lo nasconde a suo rischio e pericolo, poiché anche se potrebbe costargli la vita, riuscirebbe a salvare la sua famiglia e soprattutto evitare che suo figlio diventi un bambino-soldato. Dall’altra parte Archer, che si guadagna da vivere scambiando armi con diamanti, scopre dell’esistenza del diamante che ha scoperto Solomon e cerca di mettersi in contatto con lui, poiché quel diamante rappresenta la via per andarsene dall’Africa e dal circolo vizioso di cui è partecipe.
Nel mentre si aggiunge la giornalista americana Maddy Bowen (Jennifer Connelly), donna piena di ideali che sta svolgendo un’indagine per scoprire cosa e chi si cela dietro ai diamanti insanguinati, trovando Archer come la fonte di notizie perfetta per il suo articolo.
Con l’aiuto di Maddy, i due partono in un viaggio pericoloso attraversando i territori dei ribelli per recuperare il diamante rosa nascosto da Solomon. Ma con il susseguirsi degli eventi per Solomon le priorità cambieranno, e mentre Archer avrà bisogno di quest’ultimo per avere il diamante, per Solomon, l’unico a conoscere dov’è nascosto, il viaggio sarà alla ricerca del figlio.
Dopo aver passato l’impatto iniziale degli orrori della guerra, ma soprattutto delle scene in cui i bambini vengono addestrati al combattimento impugnando armi, il film rivela avere una buona storia. È un viaggio verso la libertà, con i suoi pericoli e le varie tappe da affrontare. Durante questo viaggio qualcuno rimane indietro, qualcun altro abbandona, ma nonostante la guerra che fa perennemente da sfondo in modo aggressivo, il tutto succede in modo sereno. Momenti di pura tensione si alternano ad altri più introspettivi. Man mano che andiamo avanti scopriamo la storia e approfondiamo lo vero spirito dei due personaggi, così diversi ma entrambi così disperati e desiderosi di voler cambiare vita.
In mezzo a tutto questo lo scenario dell’Africa che non si può fare a meno di ammirare, con i suoi paesaggi spettacolari; una terra selvaggia comunque come gli uomini che la abitano e che, come si dice nel film, è un paradiso, o meglio quando finirà la guerra lo diventerà davvero.
È una storia classica quella che ci porta sulla scena Edward Zwick, pur continuando ad essere un film di denuncia. C’è lo scudiero che diventa re e il personaggio ambiguo che deve redimersi con una buona azione; ci sono intrighi di potere, e i pochi, ma buoni, che combattono le ingiustizie pieni di valori e ideali quasi dimenticati.

La ricerca della felicità - The Pursuit of Happyness


Il film parla del sogno americano ma è raccontato da un italiano (Gabriele Muccino) ed è forse questa la grande differenza rispetto ai film americani che siamo abituati a vedere. Il protagonista Chris Gardner (interpretato da Will Smith) insegue un sogno. Egli non è il classico padre che sacrifica tutto per il figlio, unica cosa che gli rimane; ma anzi perde casa, moglie e soldi per inseguire il suo sogno. Ma poiché ci crede, resiste, è convinto e spera in questo modo di poter offrire un futuro migliore a suo figlio e a se stesso. Anche quando è costretto a non avere più un tetto sulla testa, quando ormai la situazione diventa disperata, si prende carico di tutte le sue responsabilità facendo credere al figlio Chris, che sia soltanto tutto un gioco.
Nonostante si insegua una speranza, il film rimane molto legato alla realtà. Ed è quando perderà tutto, anche gli scanner medici che vende negli ospedali, unica sua fonte si sostentamento, che lo spettatore inizierà a chiedersi se il film avrà un lieto fine, rimanendo così con il fiato sospeso, pur non essendo un film d’azione, fino agli ultimi minuti. Nonostante l’aspetto tragico che può avere questo film, la presenza perenne del figlio (interpretato dal vero figlio di Smith) porta il sorriso e una nota di ironia che rende piacevole la storia e fa scappare anche qualche risata.
A far da sfondo al percorso in salita che deve affrontare il protagonista, la città di San Francisco, una tra le poche città con la sua caratteristica peculiare, da riconoscerla immediatamente. I vari personaggi della città si spostano all’interno di questa e li ritroviamo spesso nei vari luoghi dove si reca il nostro personaggio. Si pone in continuazione e si accentua il perenne contrasto tra quartieri poveri e ricchi, in cambi di scene che portano al cambio di stile di vita del protagonista.
È un film che parla di sentimenti e penso che la semplicità e la forza di questa storia sia nel trasmettere emozioni, magari non per tutti potrà apparire un bel film, qualcuno potrebbe trovarlo non appagante o un po’ banale, cosa che io comunque non credo, può piacere o non piacere, non credo ci siano vie di mezzo; ma la cosa essenziale è l’emozione.